Ho letto I giorni di vetro di Nicoletta Verna, e pensavo a Mike Tyson. Leggevo e pensavo al Tyson implacabile dell’86, al Tyson micidiale del ’96, quel frattale di roccia che all’improvviso si animava per sferrare un montante. Crudo e terrificante, candidato naturale allo stupro e a una vita densamente tragica, almeno finché non lo sentivi parlare nell’intervista post-match: ed ecco all’improvviso la voce più aggraziata che avessi mai udito, una musicalità efebica, gentile, un cristallo. La voce che avresti assegnato a Ganimede, coppiere degli dei. La voce di Mike Tyson: un inno a quell’infrazione dell’atteso che dopotutto è il realismo.

Avevo in mano il «caso letterario del 2024» (definizione recente di Massimo Gramellini), insomma un romanzo con dentro tutto ciò che può allietare il pubblico contemporaneo: padre fascista che parla da padre fascista, dai modi «rustici e decisi» (su Matteotti, che non si sa ancora se l’hanno ammazzato: «Spero di sì, così impara a farsi i cazzi suoi»), marito fascista che alla definizione di “sadico” ci andrebbe la sua foto, lotta al patriarcato (mancava una scrittrice di opposizione al patriarcato), due protagoniste di carattere antitetico e destino convergente (mancavano due personaggi così in un romanzo italiano), una patina di lingua fragrante (il braccio «strancalato», il maresciallo che «sudava dall’imbestia») piuttosto efficace, declinata in quella modulazione “villaggio” che profuma il paragrafo ma non inceppa la lettura (poi viene magnificata come un’originalissima lingua autoriale, a me sembra più che altro una lingua editoriale che si ritaglia il suo giusto pubblico).

Tanto varrebbe scrivere in italiano neostandard, che almeno ha la freschezza dei parlanti, nei romanzi come quello di Verna, invece, i personaggi infilano una perla di saggezza dopo l’altra, sentenze avvolte in una leggera crosta di antico

Il libro ha una struttura bifocale: le parti in cui parlano le due voci femminili (Redenta e Iris) si alternano con una brusca mutazione di registro che dovrebbe testimoniare una differenza tra mondi, ma è una differenza che dopo la seconda parte (in tutto sono sei) inizia a sfumare. Già quando si arriva alla terza parte, il registro di Redenta va a schiacciarsi su quello di Iris, quasi non li distingui più. Una diluizione progressiva, la pagina di Redenta si scarica,

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