Sono rimasta a fissare la polpa rossa stuzzicata da un bisturi per almeno quattro secondi: molto male. Era una gengiva, ero su TikTok, era la gengiva di uno sconosciuto operato in diretta da un dentista, sconosciuto pure lui. Un ascesso così disgustoso da tenermi per altri due secondi (totale: sei secondi di schifo) con la faccia contratta e un occhio chiuso, l’altro fisso sullo schermo del mio iPhone. 

Fino all’errore dei sei secondi spesi sul video disgustoso, l’algoritmo che mi propone contenuti irresistibili su TikTok era abbastanza educato, ben allenato a farmi vedere solo cose che mi generano emozioni positive, come i cani che fanno surf.  

Ci siamo lasciati convincere che i social fossero il mezzo e non il fine, cioè ci siamo autoconvinti che anche stare sui social fosse edificante, un modo diverso per studiare le cose grazie a contenuti costruiti su strutture pieroangiolesche, accettando di buon grado di farci trattare da deficienti, con l’illusione che sentirci un po’ meno deficienti di qualcun altro ci avrebbe discolpato da tutto il tempo buttato online. Non è così e se fossi una brava strategist vi spiegherei come funzionano i social in un corso on demand “a soli 19.99 euro se lo acquistate entro domenica sera”, ma sono solo una che mette nei “preferiti” video di cani carini. 

L’obiettivo di chi vi ospita sulle piattaforme social (scegliete quella che volete: sono tutte uguali) è quello di farvi rimanere dove siete già. Facebook non vuole che voi clicchiate nessun link, gli inserzionisti che pagano per promuovere i loro prodotti lo sanno bene: le campagne che portano gli utenti fuori da Facebook costano molto più delle campagne che accentrano utenti sotto un post o che li fanno atterrare placidi come piccioni su un profilo Meta qualsiasi. E ormai dovrebbe essere chiaro a chiunque che i social non sono uno spazio pubblico e democratico, ma una stanzetta in cui si rinchiudono tutti, e allora devi starci pure tu, schiacciato dalla puzza di sudore delle ascelle altrui. Se esci e fai uscire le persone dal social, se le mandi altrove, al social non piace, anzi: il social lo vede, conta quanti utenti perde perché tu metti un link esterno, e questo il social non te lo perdona.

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