A Milano chiude il cinema Odeon, con i suoi oltre duemila posti, e ne parla perfino il TG1. Perché tanto pathos? Carenza estiva di argomenti? Pretesto per pezzi di colore su come si andava al cinema una volta, con citazioni di scrittori recuperate dal web? Ennesima riflessione sulle trasformazioni della fruizione cinematografica? Cercando di evitare tutto questo, va detto innanzitutto che cosa ha rappresentato, nell’esercizio cinematografico italiano, il “glorioso” cinema la cui sala principale (con la scritta E tenebris vita sopra lo schermo) risale al 1929 e dovrebbe essere tutelata da qualche Sovrintendenza prima di diventare un centro commerciale. (Nel nuovo progetto di “hub esperienziale” – andrebbe multato chi ha tirato fuori questa definizione – qualche spazio per le proiezioni potrebbe rimanere, ma non si capisce bene.)

L’Odeon è stato il primo cinema a puzzare di popcorn: è stato il padre di tutti i multiplex

Nel 1986 il cinema Odeon, di proprietà del gruppo americano Cannon (il marchio associato ai filmazzi con Chuck Norris e Charles Bronson), fu la prima multisala milanese: otto sale (poi dieci), di cui due erano grandi, mentre le altre erano cubicoli, spesso dall’architettura demenziale, destinati a poche decine di spettatori, con schermi a volte poco più grandi di quello di casa. Rilevato due anni dopo da Mediaset, l’Odeon è stato il primo cinema-supermercato, con le sale piccole dedicate soprattutto allo sfruttamento residuo dei titoli importanti che avevano smesso di riempire le sale grandi.

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