Il più bel libro di critica letteraria apparso nel 2023 non è (tecnicamente) di critica letteraria, e non è stato scritto nel 2023. Contiene però pagine come questa:

È straordinario nel senso di un ordinario sistematico ed è vuoto nel senso di un pieno assoluto e irrespirabile. È il sogno supremo di essere più intelligente del compagno di banco. 

Divertente, e spiritoso nei particolari. Iettatorio come un quadro di Magritte; noiosissimo nell’insieme.

Perfettamente kitsch come il suo titolo. Contributo alla creazione di sottoletteratura.

Con tutto questo, il mio parere è SÌ. Le possibilità di rientrare nelle spese sono assai elevate. È però necessario un forte lancio pubblicitario e il libro deve uscire al più presto: massimo un anno, finché il vento della moda può girare. Non ci sono difficoltà di traduzione.

Destinataria di queste righe, nel 1979, è la casa editrice Einaudi, che le aveva anche commissionate; a scriverle (anzi incredibilmente a dettarle al telefono, a qualcuno che nella redazione Einaudi le trascrisse) è Franco Fortini. Il romanzo in questione è La vita istruzioni per l’uso di Georges Perec: oggi lo consideriamo un classico contemporaneo, intoccabile, da menzionare o citare più che da leggere; da ossequiare, soprattutto, con la deferenza un po’ aprioristica che riserviamo ai classici. Ma è nel giudizio di Fortini che possiamo ritrovarlo nella sua vera, contraddittoria identità. «Straordinario nel senso di un ordinario sistematico, vuoto nel senso di un pieno assoluto e irrespirabile» è molto ben detto perché scolpisce insieme un pregio e un difetto reali del libro, collegati tra loro; altrettanto esatta, a mio avviso, è l’antifrasi che segue («divertente, e spiritoso nei particolari […] noiosissimo nell’insieme»). Profetico, col senno di poi, il rilievo sul titolo, la cui fortuna negli anni a venire genererà decine di cloni letteralmente e non metaforicamente kitsch – titoli prodotti in serie in cui un elemento freddo, tecnico o pseudoscientifico («istruzioni per l’uso») viene accostato a un elemento caldo, emotivo e potenzialmente sentimentale («vita»). Geniale, semplicemente, il parallelo pittorico: «Iettatorio come un quadro di Magritte». Un po’ raziocinante anzi cerebrale, un po’ misterioso e irriverente, come spesso le epifanie del genio.

Chi scrive così, con questa sicurezza e con questa densità, conosce perfettamente i livelli della scrittura, e controlla da re le gerarchie profonde della cultura letteraria – cosa che l’autorizza a un giudizio severo, sommario e apparentemente ingeneroso, interamente comprensibile, e giustificabile, soltanto al suo sommo livello di competenza (quello per cui La vita istruzioni per l’uso sarebbe, forse suo malgrado, un «contributo alla creazione di sottoletteratura»; qualcosa di simile Fortini scriverà del Nome della rosa, qualche anno dopo). Eppure chi soppesa libri importanti con questa disinvoltura non è un mero specialista, perché padroneggia tutta la storia dell’arte e si esprime con la classe di un grande scrittore; e non è uno snob accigliato e austero, perché la cultura letteraria, dopo averla posseduta, l’ha saputa attraversare, con fatica e forse con dolore, fino a ridimensionarla come valore in sé. Non tutti i grandi letterati ci riescono. A proposito di Pietro Citati, che aveva raccomandato a Einaudi La vita istruzioni per l’uso, Fortini rileva che l’ha fatto a buon diritto, perché il libro di Perec in effetti «gli somiglia». Il compagno di banco intelligente, che sogna di essere il primo della classe, è Citati stesso.

Questo contenuto è visibile ai soli iscritti

Snaporaz è una rivista indipendente che retribuisce i suoi collaboratori. Per esistere ha bisogno del tuo contributo.

Accedi per visualizzare l'articolo o sottoscrivi un piano Snaporaz.