Nella prima domenica di marzo il Senato degli Stati Uniti ha presentato un accordo bipartisan sull’immigrazione rapidamente diventato uno dei temi più discussi d’America: la proposta di legge, se approvata, diventerebbe la più grande riforma della gestione dei flussi migratori degli ultimi decenni e darebbe al Dipartimento di sicurezza nazionale ampi poteri di limitazione del diritto d’asilo quando gli arrivi al confine meridionale superano una soglia critica. 

In sé, è probabile che il border deal avrà vita breve: il passaggio al Senato questa settimana è tutt’altro che scontato; anche se passasse, richiederebbe mesi per entrare in funzione, tra assunzione di nuovo personale e regolamentazioni burocratiche; e, soprattutto, l’accordo ha il più imprevisto dei nemici: Donald Trump, che si è già detto contrario, definendolo «un orribile tradimento open border dell’America».

Come si accennava poc’anzi, in realtà di “«confini aperti”» questo accordo ha poco: allora perché Trump lo bersaglia? La risposta breve è: perché l’immigrazione, come accade sempre più spesso nel voto di qualsiasi latitudine, è uno dei versanti su cui si decideranno le elezioni presidenziali di novembre. Non a caso Joe Biden, che sui migranti registra il suo dato peggiore di percentuali di consenso già traballanti (il 63% degli americani disapprova la sua gestione del confine), si sta invece spendendo in prima persona per la riforma, arrivando a fare un appello personale a Trump perché la sostenga a sua volta.

Trump, però, ha bisogno di una crisi continuata per cementare la sua popolarità tra conservatori e moderati. Per ora i dati gli danno ragione: a dicembre il Border Patrol statunitense ha fermato poco meno di duecentocinquantamila persone al confine col Messico, il numero più alto degli ultimi 25 anni. E la retorica incendiaria sui “confini aperti” raccoglie facili dividendi di consenso, anche perché il sistema dell’accoglienza scricchiola anche a sinistra: lo scorso autunno il governatore dell’’Illinois J.B. Pritzker, la governatrice di New York Kathy Hochul e il sindaco della Grande Mela Eric Adams, tutti Democratici, hanno chiesto a Biden di frenare l’’afflusso di migranti. Soltanto il mese scorso, un gruppo di quattordici Dem alla Camera ha votato una risoluzione «che denuncia le politiche di apertura delle frontiere dell’amministrazione Biden».

Davide Piacenza,border deal,border open,trump e l'immigrazione,trump e il border deal,trump rieletto

Nella memoria dell’americano medio sono ancora fresche le immagini di un anno e mezzo fa, quando alcuni governatori Repubblicani – tra tutti, il recente candidato alla presidenza Ron DeSantis della Florida – hanno inviato pullman e aerei di migranti stremati nelle ricche città della costa,

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