G. S.: «Grazie Signore che ci hai dato il calcio»: così Fabio Caressa nel momento della vittoria azzurra all’Europeo del 2021 («Abbracciami Fabio» la replica di Bergomi, seconda voce). Pur senza apprezzare particolarmente lo stile di Caressa, credo si possa partire da quel momento e da quelle parole: sia per il riferimento a una matrice divina, sia per la gratitudine agli dèi del calcio. Anche se naturalmente è vero anche il contrario: quante volte invece lo abbiamo maledetto, per le sofferenze assurde che ci infligge? Vorrei cominciare questa conversazione con una domanda sommaria: perché il calcio occupa tanto spazio nella nostra vita? Cosa ci spinge a guardare con interesse e magari partecipazione non solo la finale di un Europeo che ci sfugge da decenni, ma anche un’ininfluente partita di Lega Pro fra due provinciali lontane e sconosciute? E in che rapporto è tutto questo con il sacro?

M. M.: In più occasioni ho avuto modo di dire che per me esistono due forme del sacro: l’arte (segnatamente la letteratura) e il Milan (non il calcio: il Milan). Stabilito questo, riconosco in me e in molti la passione per ogni tipo di competizione, dall’atletica leggera agli scacchi; in alcuni casi (calcio, football americano, rugby, hockey) è fin troppo scontato dire che si tratta di metafore della guerra, che ci consentono di scaricare cospicue dosi di atavica violenza, sia giocando sia tifando. Naturalmente ognuno si specializza: a me per esempio il basket non ha mai detto nulla, quindi non lo vedo e non lo seguo, così come rifuggo dal tennis per un’antropologica insofferenza; per il resto sono abbastanza onnivoro, e durante le Olimpiadi passo le mie giornate davanti alla televisione, appassionandomi a discipline di cui nemmeno conosco le regole. In ogni caso la situazione sportiva mi (ci) impone uno schieramento: se trasmettono una partita di calcio fra il Pontedera e il Montevarchi, io ho circa cinque secondi di tempo per stabilire se tifare per l’una o per l’altra, dopodiché sono a tutti gli effetti un tifoso: la neutralità non si dà.

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