Sono seduta a un bar con un gruppo di persone che conosco appena. Ho di fronte una donna poco più grande di me che vuole sapere cosa faccio per vivere. Le racconto che sto cercando di scrivere una tesi di dottorato sul porno e che sono molto felice della mia professione. Mi guarda come se le avessi confessato che intendo mostrare a lei e ai suoi figli di due o tre anni diapositive di seni rifatti e di peni enormi. Cerco di avviare la conversazione su qualsiasi altro binario – cinema, cronaca nera, un loffio commento sulle sue scarpe – ma ormai è troppo tardi, il danno è fatto e mi tocca ascoltare i suoi commenti. «Quindi non è che ti prostituisci?» – «No, è un lavoro completamente teorico sul porn…» – «Ti manderò un fantastico articolo sulla prostituzione in Olanda!».
Ecco, questo è il primo di una serie di equivoci che interessano la pornografia: l’assimilazione con la prostituzione. Eppure, prostituzione e pornografia sono due attività ben distinte, separate da un assioma talmente evidente da passare spesso inosservato: il porno riguarda la rappresentazione esplicita di atti sessuali. Il sesso portato sullo schermo, per quanto tendenzialmente vero, costituisce una narrazione creata a beneficio di un pubblico: un genere cinematografico, che, esattamente come l’horror e il melodramma, è in grado di suscitare forti sensazioni fisiche, in questo caso legate all’eccitazione. Nonostante la messa in scena pornografica riguardi il dispiegamento di sesso reale, tutto il resto di quello che avviene sullo schermo – la cornice narrativa, la maggior parte degli effetti visivi e sonori, il setting – è il frutto di un lavoro di invenzione e di costruzione cinematografica, in maniera non così dissimile da quello che avviene in un film western. Un qualsiasi film porno, esattamente come Walker Texas Ranger o Il buono, il brutto e il cattivo, è un prodotto d’intrattenimento. Non ce la prendiamo con Chuck Norris perché il suo modo di cavalcare non è realistico. Sappiamo benissimo che è poco probabile che ogni giorno, sempre a mezzogiorno, ci sia qualche duello, e non ci lamentiamo mai degli standard di bellezza troppo alti imposti ai cowboy da modelli come il giovane Clint Eastwood, soprattutto perché non pretendiamo di incappare in queste scene uscendo di casa.
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