A dare la notizia della scomparsa di Tisa Farrow, è stata la sorella Mia, con un post su Instagram, giovedì 11 gennaio 2024, compendiandone l’essenza umana in questi termini: «Se esiste un Paradiso, la mia bellissima sorella Tisa è stata la benvenuta. Era la migliore di noi. Non ho mai incontrato una persona più generosa e amorevole. Amava la vita e non si è mai lamentata. Mai». E proseguiva, in un sunto biografico: «È stata infermiera per 27 anni e una sorella meravigliosa per Steffi, Prudence e per me, madre devota per Jason, morto in Iraq, per Bridget e per il nipotino Kylor –le luci della sua vita». Agli occhi di gran parte dei followers di Mia Farrow, Theresa Magdalena “Tisa” Farrow, nata a Los Angeles il 22 luglio del 1951 e trapassata il 10 gennaio di quest’anno, a Rutland, nel Vermont, a causa di un collasso cardiocircolatorio durante il sonno – la “morte dei giusti”, si dice –, era poco più di un nome, linkato per vincoli di sangue a quella sorella maggiore che nell’immaginario collettivo fu, resta e resterà, la madre del figlio del demonio, venuto alla luce al centro di Manhattan, nel film di Roman Polanski che dischiuse una nuova era nel cinema della “paranoia”, più che semplicemente del terrore: Rosemary’s Baby (1968). Mia non fa menzione, in questo encomio funebre, dei trascorsi nel mondo dello spettacolo che anche la sorella aveva avuto, e tuttavia, ad illustrare il suo post su Instagram, si è trovata a scegliere (credo casualmente, nell’antologia di immagini che le offriva la ricerca di Google) un primo piano ricavato proprio da uno dei lungometraggi che Tisa aveva interpretato: anch’esso un horror storicizzato, per tutt’altre ragioni e con tutt’altro spirito rispetto a quello di Polanski, ovvero Zombi 2 di Lucio Fulci (1979). Una sincronicità, fortuita, ma non per questo meno singolare, appare questa giunzione tra sorelle, ribadita anche “nel sangue e nella carne” cinematografici, da due classici, rispettivamente dell’angoscia e del macabro. 

Fu Rosemary’s Baby a fissarla in un modello femminile memorabile, archetipo di una dolcezza e di una fragilità tentate da alcunché di efebico

Quando Mia Farrow (all’anagrafe María de Lourdes Villiers Farrow, nata il 9 febbraio del 1945) era entrata nel cast di Rosemary’s Baby, “soffiando” il ruolo a Sharon Tate

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