È fuor di dubbio che Carlo Gesualdo sia stato un compositore del tutto differente dagli altri musicisti del suo tempo, tra la fine del Cinquecento e l’inizio del secolo successivo, in quanto nobile di alto lignaggio – principe di Venosa, signore di Conza, Laino e Caggiano e grande di Spagna, nonché ultimo discendente del ramo principale di un casato proveniente dall’antico conquistatore normanno, Roberto il Guiscardo –, signore di estesi feudi e possessore di un patrimonio ingentissimo. La gran parte dei gentiluomini dell’epoca non si sarebbe mai sognata di abbassarsi a praticare la professione di musicista e coloro che si dedicarono alla musica, lo fecero badando sempre a far figurare l’arte come un passatempo, al pari della caccia e dei tornei, mentre Gesualdo fu estremamente orgoglioso dei risultati raggiunti dalla sua produzione artistica, che condivise con importanti personalità della vita culturale dell’epoca, musicisti e letterati, primo fra tutti Torquato Tasso. 

Che il principe fosse assai compiaciuto nel considerarsi un “musico” lo si può dedurre anche dalla sua volontà di pubblicare i propri componimenti: generalmente lo si faceva per affermare il proprio status, per avere nuovi riconoscimenti e nuove commissioni, o molto semplicemente per guadagnare dei soldi. Nessuna di queste ragioni sembrerebbe un obiettivo interessante per Gesualdo, che portava il nome di una casata importante ed era ricchissimo; fu dunque il desiderio di posterità, la molla che lo spinse a voler vedere il proprio nome inciso sui frontespizi dei libri pubblicati. Tale fu la sua ossessione, in questo senso, che negli ultimi anni di vita convertì una sala del suo castello in una tipografia, vi fece arrivare il celebre stampatore Giovanni Giacomo Carlino e pubblicò i madrigali del Libro Quinto e del Libro Sesto, oltre ai cosiddetti Tenebrae Responsoria (Responsoria et alia ad Officium Hebdomadae Sanctae spectantia) del 1611.

Quando si affronta la figura di Carlo Gesualdo, è inevitabile trattare le vicende che lo videro protagonista di uno dei più celebri delitti d’onore della storia

Quando si affronta la figura di Carlo Gesualdo, è inevitabile trattare le vicende che lo videro protagonista di uno dei più celebri delitti d’onore della storia. Dopo aver sposato nel 1586 la cugina Maria d’Avalos,

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