Come nasce una catchphrase? In italiano parleremmo di “slogan”, “motto”, al limite ricorrendo all’abusato “tormentone”, ma catchphrase ha in sé quel quid intraducibile, l’aspetto che conquista l’orecchio di chi ascolta ed entra in pianta stabile nel prontuario di chi parla, finendo per trovarsi controvoglia a descrivere il mondo intorno a sé. A partire dagli anni Sessanta negli Stati Uniti iniziò a entrare nel gergo un’espressione, get off my lawn (letteralmente, “vattene dal mio prato”), che le controculture degli appena maggiorenni baby boomer avevano eletto a simulacro della grettezza piccolo-borghese della generazione dei loro genitori, più intenti a badare al prato tagliato e all’automobile lucidata che a chiedere un mondo più giusto. Col passare dei decenni, get off my lawn è diventato l’archetipo di ogni scontro intergenerazionale, popolarizzato tra gli altri da sketch ricorsivi di David Letterman e dal burbero e intransigente Clint Eastwood di Gran Torino.

Nel 2023 l’ossessione suburbana per fili d’erba e decespugliatori si è affievolita e l’espressione è usata perlopiù in modo ironico, ma anche alle nostre latitudini ci sono nuovi scontri e conseguenti passepartout espressivi: tra gli adagi più discussi, in questo senso, c’è senza dubbio «non si può più dire niente», il lasciapassare al mondo dei social media.

Questo contenuto è visibile ai soli iscritti

Snaporaz è una rivista indipendente che retribuisce i suoi collaboratori. Per esistere ha bisogno del tuo contributo.

Accedi per visualizzare l'articolo o sottoscrivi un piano Snaporaz.