– Alzati in piedi e gira su te stessa, fammi vedere come ti sta questa tutina attillata. Siediti con le gambe aperte. Un po’ di più. Un po’ di meno. Apri la bocca.

– Non voglio che gli altri mi vedano così.

– Socchiudi la bocca. Guardami. Brava. Adesso vado.

Nella prima puntata della serie Irma Vep. La vita imita l’arte di Olivier Assayas la protagonista Mira si trova a confrontarsi con la sua ex ragazza Laurie sulla fine della loro relazione e sui loro nuovi equilibri. Mira è un’attrice famosa, molto ricca e dall’aspetto convenzionalmente attraente, con abbastanza buon gusto da preferire i film d’autore alle storie di supereroi con effetti speciali che la sua agente continua a propinarle. Apparentemente, la sua posizione e il suo status sociale non concedono terreno a insicurezze e mortificazioni, al pubblico vengono lasciati pochi dubbi: sta osservando una bella donna in una posizione di potere. Eppure, quando si tratta della sua vita sentimentale, Mira non ha il coltello dalla parte del manico e non si tratta di una cessione di potere volontaria, semplicemente non riesce ad averlo. Nonostante la sua brevità – il minutaggio non supera i quattro minuti – la scena fornisce alcuni indizi chiave per comprendere le dinamiche del rapporto fra le due donne, più simile a una costante ammissione di sudditanza fisica e psicologica di una delle due parti che allo scambio equo, rassicurante e amichevole che ci si potrebbe aspettare da una storia finita in termini pacifici. Soprattutto, gli equilibri non sono quelli che è lecito aspettarsi da una relazione amorosa fra una datrice di lavoro e la sua dipendente. Nonostante sia Laurie ad aver lavorato per Mira, occupandosi di compere e incombenze e assecondandone esigenze e capricci, tanto i primi piani sulla sua espressione ferma e impassibile quanto i costumi (un abito lungo e scuro per lei, uno corto e colorato, decisamente più infantilizzante, per Mira) la eleggono a parte forte del discorso amoroso e sessuale. Sembrano non esserci limiti alla disparità fra le due, alla forbice fra l’appagamento dell’una e la sofferenza dell’altra: Laurie può chiedere, anzi, ordinare, tutto quello che vuole.

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