Invelle di Simone Massi è il più bel film italiano presentato all’ottantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Confinato, quasi relegato, nella sezione Orizzonti. Senza dubbio a dimostrazione della persistente marginalità che ingiustamente angustia il cinema d’animazione nei grandi contesti festivalieri, ma anche a testimonianza dell’«animo resistente» (come recita il titolo di uno dei suoi corti) di un autore che continua a lavorare in trincea e lontano dai riflettori, senza compromissioni e fuori dal sistema, con pochi capitali e l’abnegazione solitaria di un grande maestro di bottega. «Il film si compone di circa 40.000 fotogrammi» ci ha raccontato lo stesso Massi. «Il via libera alla realizzazione dei disegni è arrivata in ritardo, a maggio del 2022, appena un anno prima rispetto alla data di consegna. I conti è stato facile farli, è bastato dividere 40.000 per trenta, il numero di disegnatori e di animatori inizialmente coinvolti nel progetto. Sapevamo quello che ci aspettava, sapevamo che eravamo obbligati a correre per poter produrre un numero enorme di disegni. Ma una lunga serie di imprevisti ci ha frenato. Negli ultimi mesi sono entrati dei disegnatori nuovi, io lavoravo cento ore a settimana: solo la passione e la rabbia mi hanno tenuto sveglio e permesso di portare a termine il film».

La storia di Invelle ruota attorno a una famiglia del contado marchigiano e si divide in tre macrocapitoli, separati nel tempo, che hanno per protagonisti altrettanti bambini: la piccola Zelinda, orfana di madre, sperimenta la fame e la miseria ai tempi della Grande Guerra, mentre tutt’intorno infuria l’epidemia di Spagnola e si percepiscono le prime avvisaglie delle future tragedie totalitarie; sua figlia Assunta vive il dramma del fascismo e, contemporaneamente, assiste impotente ai soprusi del padronato ai danni dei braccianti, mentre le speranze della Resistenza si scontrano con l’arrivo delle truppe tedesche nel borgo; Icaro, figlio di Assunta e nipote di Zelinda, è testimone della deruralizzazione e del progressivo inurbamento, con le campagne che si svuotano mentre in città sorgono edifici che ai suoi occhi paiono enormi, risultato della fioritura dell’edilizia residenziale.

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