Se c’è una classe di lavoratori sulle cui condizioni ci si interroga meno di quanto si dovrebbe, sono i dipendenti delle forze dell’ordine, i quali entrano nel dibattito pubblico: o come vessillo narcisistico di poetiche viriloidi di governi di destra – per cui ci siamo dovuti sorbire Salvini che giulivo si faceva fotografare in mezzo ai poliziotti – o come nemico numero uno dell’indignazione di sinistra, la quale si appunta su questo o quell’episodio di abuso, magari divenuto virale in rete – come è successo la settimana scorsa a Milano, dove quattro vigili hanno preso a manganellate una donna trans. Dovendo scegliere tra le due posizioni, io mi sento più a mio agio nella seconda, di “sinistra”, con tutte le variabili del caso, compresa quella per cui ci sono occasioni in cui è ben difficile non usare un’arma, che è fornita per motivi precisi. 

Tuttavia, ogni volta che emergono testimonianze di questi abusi, ci sarebbe da chiedersi a cosa siano dovuti, che cosa ci sia dietro, come mai si verifichino quelle che sembrano aggressioni non necessarie, mancanze di rispetto gratuite, tendenze a comportamenti antidemocratici. Il dibattito sembra fermarsi sulle dicotomie necessità / tracotanzaemergenza /gratuità. Non si va molto oltre. Tutti sono d’accordo sul fatto che non si dovrebbe manganellare in quattro una persona senza motivo, ma non c’è alcuna riflessione su come evitare che ciò si ripeta. 

Le forze dell’ordine sono esposte regolarmente a situazioni che sfidano l’equilibrio psicologico di chiunque

Eppure ci sono dei dati che sarebbe importante prendere in considerazione. In primo luogo, che siano poliziotti o vigili, le forze dell’ordine in Italia sono sottopagate, come d’altra parte tanti dipendenti del pubblico servizio.

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