Poeta e pugile: Arthur Cravan

Quello di Arthur Cravan non poteva che essere uno pseudonimo per un personaggio così eccentrico. Il suo vero nome era infatti Fabian Avenarius Lloyd, nato a Losanna nel 1887. Il nom de plume coniugava l’ammirazione per l’autore di Une saison en enfer e il racconto wildiano Il delitto di Lord Arthur Savile, con il fascino esercitato dalla cittadina di Cravans, sita nella Charente-Maritime. Qui nacque Alphonsine Bouchée, detta Renée, che diventerà una delle compagne dello scrittore (le altre due saranno Sophie Treadwell e l’affascinante poetessa inglese Mina Loy, con la quale si sposerà durante i vagabondaggi mietuti oltreoceano). Lui stesso si definiva in una sua lirica un «perfetto miscuglio […] / di elefante e di angelo», in considerazione del fatto che era alto quasi due metri e pesava oltre cento chili. D’altronde gli pseudonimi adoperati per firmare i propri testi furono innumerevoli: Édouard Archinard, W. Cooper, E. Lajeunesse, Robert Miradique, finanche quello femminile di Marie Lowitska. Cravan fu un convinto assertore della «prosopoesia», la cui tecnica sembra anticipare il moderno prosimetro. Con i suoi “sproloqui” influenzò in maniera decisiva le avanguardie storiche: dal dadaismo al surrealismo. Cendrars, versato in ogni aspetto del modernismo, dichiarò che «raccontare la vita di Arthur Cravan equivale a fare la storia della fondazione del dadaismo» e, al contempo, considerava il poeta capace «di illuminazioni folgoranti, non meno profetiche e ribelli e disperate e amare di quelle di Rimbaud». 

L’opera iconoclasta di Cravan, permeata com’è di esaltazione e mitomania, ha influenzato in maniera decisiva intellettuali del calibro di Picabia, Duchamp e Breton

Quel «colosso mistico», attratto secondo le sue parole dalla «meravigliosa vita del fallito», sosteneva con orgoglio di essere il nipote di Oscar Wilde. Quest’ultimo era sposato infatti con Constance Lloyd, sorella del padre di Arthur.