È dell’altro ieri un chiaro segnale della saliente senilità. Carmine, l’infermiere, mi disse: «Adesso che Michele è in pensione, come farai?». Gli risposi che Michele anche prima era difficile vederlo, perché lavorava e perché doveva assistere l’anziana madre. Carmine rispose: «Il tuo amico medico è un uomo libero. La madre è morta, non lo sai?». No, non lo sapevo. Tornato a casa, scrissi subito a Michele: un affettuoso whatsapp di vicinanza. Michele mi chiamò un istante dopo: «Mia madre è morta, ma tu lo sai, sei venuto al suo funerale. Accompagnasti Mirella, te lo disse lei e tu fosti, per così dire, il suo cavaliere. Era il mercoledì delle ceneri».

Pochi giorni, poche settimane dopo, il venerdì santo andai a trovare Giulio a Frascati. Si doveva festeggiare il buon esito di una sua operazione. C’era anche Alfonso, ci sarebbe dovuto essere Amedeo. Non sarebbero mancate le nostre signore. Ma appena entrati in casa, appena seduti a tavola (eravamo sei), Giulio disse, con voce incolore: «Mentre venivi quassù, Amedeo è morto».

Ecco, allora, Amedeo. Amedeo Quondam, è di lui che voglio parlare, non più di due parole. Perché non più di due parole? Per la semplice ragione che il più remoto dei miei amici nell’arco di sessant’anni ricordo (sempre che la memoria non mi tradisca) di averlo visto ben poche volte. Cercherò di ricordarle in ordine di tempo. Amedeo fu mio compagno di banco durante il primo liceo al Tasso. Era il 1958, avevamo quindici anni; nel 1959 ci separammo. Fui bocciato, ripetei l’anno. Credo che per tutto il 1959-60, percorrendo gli stessi corridoi, continuammo a vederci. Ma della nostra vicinanza c’è un particolare che lo mantiene strano e mirabile ai miei occhi: non si separò mai, neppure un giorno, da un piccolo libro che teneva sempre in tasca. Era la Vita di Tolstoi (scritto così) di Romain Rolland, un libro del 1911 pubblicato in una celebre collana, la “grigia” della BUR, la Biblioteca Universale Rizzoli. Inutile dire che quella permanenza fosse causa di scherzi, ammiccamenti, battute, prese in giro.

Molti giorni dopo la sua morte mi sono ricordato un secondo episodio, il più bello. Amedeo mi propose di preparare insieme gli esami di maturità.

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