Nel numero di agosto 1926 della «Revue du Touring Club de France» apparve un dettagliato servizio intorno alla roulotte, denominata maison roulante, appartenuta a Raymond Roussel. Vi si legge tra l’altro: «Questa macchina è un’autentica piccola casa. Dispone in effetti, attraverso ingegnosi accorgimenti, di un salotto, una camera da letto, uno studio, un bagno e di un piccolo dormitorio per il personale che è composto di tre persone: due autisti e un cameriere». Roussel, ricchissimo, ebbe l’opportunità di girovagare con questa roulotte superaccessoriata, lunga oltre nove metri, dall’aspetto scopertamente iettatorio, salvo non uscirne mai in quanto troppo impegnato a scrivere. È significativo ciò che precisò nel saggio Comment j’ai écrit certains de mes livres, composto nel 1932 e pubblicato postumo tre anni più tardi: «Ho viaggiato molto. In particolare nel 1920-21, ho fatto il giro del mondo attraverso le Indie, l’Australia, la Nuova Zelanda, gli arcipelaghi del Pacifico, la Cina, il Giappone e l’America. […] Conoscevo già i principali paesi d’Europa, l’Egitto e tutto il Nord Africa; più tardi visitai Costantinopoli, l’Asia Minore e la Persia. Ma da tutti questi viaggi non ho mai ricavato nulla per i miei libri. Mi è sembrato che la cosa meritasse di essere segnalata tanto dimostra chiaramente che per me l’immaginazione è tutto». 

«Le Matin» del 13 dicembre 1926 dedicò un articolo al Grand tour intrapreso con quella roulotte: «Durante il percorso la roulotte è stata visitata a Chamonix dal sultano Mouley Youssef, al castello di Moncalieri dalla compianta principessa Laetitia Bonaparte e a Roma da Mussolini che ne ha studiato con attenzione ogni particolare. Il signor Raymond Roussel è stato ricevuto in udienza particolare dal Papa che ha dimostrato uguale interesse per quel curioso genere di turismo». Durante una crociera, giunto in prossimità della costa, chiese un cannocchiale ed esclamò: «È questa l’India? Capitano, torniamo indietro».          

Senza le preziose testimonianze di Michel Leiris, che aveva frequentato Roussel fin dall’infanzia, la sua opera non sarebbe forse mai stata abbastanza valorizzata (si ricordi anche la fondamentale biografia di François Caradec Vie de Raymond Roussel, uscita per Jean-Jacques Pauvert nel 1972). Leiris precisa: «Uno dei primi viaggi di Roussel fu una crociera nelle Indie che fece in compagnia di sua madre, molti anni prima della guerra. La madre, ossessionata dall’idea di morire durante il viaggio, si era portata dietro la bara». Questo aneddoto può essere messo in relazione con quello riguardante la scomparsa della madre: il figlio, sconsolato, arriva a far ricavare una sorta di oblò sul fianco della bara al solo scopo di vederne il volto fino al momento fatidico della sepoltura.

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