Perché il quarantennale di Vacanze di Natale di Carlo ed Enrico Vanzina ha suscitato tanto entusiasmo, manco fosse La dolce vita? Si tratta dell’ennesimo strascico dell’ormai annosa e conformista rivalutazione dei cinepanettoni? (Una rivalutazione cui è arriso anche prestigio accademico, e che ha visto i suoi iniziatori in firme tutt’altro che sovversive come Tullio Kezich e Gian Luigi Rondi.) O si tratta di un semplice effetto nostalgia? Entrambe le cose. 

Di certo Vacanze di Natale è una pietra angolare di quel canone stracultista che negli ultimi vent’anni ha cercato di rovesciare e sostituire le gerarchie tradizionali. E ha segnato una generazione – quella denominata X, più o meno – che maturava negli anni Ottanta e che oggi, arrivata a detenere il controllo del mercato culturale e mediatico, si autocelebra in questo modo. Vacanze di Natale, in realtà, non c’entra molto con i cinepanettoni (il filone inizia qualche anno dopo, con Vacanze di Natale ’91 di Enrico Oldoini), e soprattutto non ne condivide le derive sado-anali-scatologiche (vedi per esempio Natale in India di Neri Parenti, 2003), che tanto affascinano i cultori anglofoni di cultural studies. Nato come instant sequel e versione invernale di Sapore di mare, Vacanze di Natale ha un modello dichiarato in Vacanze d’inverno (1959) di Camillo Mastrocinque, e tiene un piede nel sottoneorealismo rosa – a smentire la battuta di Roberto (Christian De Sica) che, scoperto dai genitori a letto con un uomo, argomenta: “Non siamo più negli anni Cinquanta!”. 

Il modello della commedia corale come rappresentazione interclassista in realtà è ancora più antico, e risale (in questa emblematica alternanza spiaggia/campi da sci) a Domenica d’agosto (1950) di Luciano Emmer. I Vanzina aggiungono le caratterizzazioni regionali che faranno la fortuna del filone, e che qui a volte sono appena abbozzate (il milanese Guido Nicheli, il “bischero” toscano, la “mandrilla” di Porto Recanati, il montanaro veneto arretrato), su una base sostanzialmente romanocentrica: dove la differenza è tra i burini arricchiti che si sono ripuliti (Riccardo Garrone e Rossella Como) e i burini arricchiti che sono rimasti burini, o meglio “torpigna” (Mario Brega e Rossana Di Lorenzo) – i genitori di cui si vergogna Mario (Claudio Amendola, chiaramente un avatar di Maurizio Arena).

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