Ormai da qualche anno le indiscrezioni sui live-action Disney mi procurano lo stesso allarme della mano che tasta il fianco, indagando le avvisaglie di una colica renale. 

Stavolta Disney vuole rifare Biancaneve. Prima fitta ai lombi. Senza principe (troppo patriarcale) e coi nani trasformati in “creature fatate”. Seconda, terza fitta. Apprendo dal «Corriere della Sera» che queste creature saranno di diversi generi, etnie e altezze. Fitta radiale, come uno skyline di dolore commisurato alle diverse altezze. La sceneggiatura sarà di Greta Gerwig, che viene da Piccole donne e Barbie, e mejo me sento. 

I nuovi nani che non saranno più nani diventeranno creature fatate, cosa che i nani del lungometraggio originale non erano. Tu guarda come Disney non smette di insufflare magia nei suoi contenuti. Tutto questo, dicono, per non incentivare gli stereotipi presenti nel film di animazione del ’37. Troppi nani nella roba che fa sognare i bambini. Troppi nani nel film Disney, troppe renne in quelli su Babbo Natale, aggiungerei troppi pinguini nei film DreamWorks. Devono aver scoperto una nuova legge nell’industria cinematografica, per cui al crescere del numero di nani aumenta il pericolo dello stereotipo o del presunto stereotipo.

A me i nani del ’37 non sembrano veicolare questa marea di stereotipi: sono magnifici, ognuno col suo temperamento particolare

Perché Disney lavora principalmente a disinnescare stereotipi presunti, e gli effetti sono davanti agli occhi di tutti. Per esempio a Peter Dinklage, il nano più famoso al mondo, non va giù che i nani di Biancaneve lavorino nelle caverne. Contesta l’affascinante sfumatura “nera” o “infera” del film scambiandola per una specie di stigma primitivista: in effetti Dinklage ha parlato di “sette nani che vivono insieme in una grotta”, dimostrando tutt’al più che si può essere un grande attore affetto da nanismo e dire comunque una scemenza sui nani di Biancaneve senza manco aver visto il film. 

A me i nani del ’37 non sembrano veicolare questa marea di stereotipi: sono magnifici, ognuno col suo temperamento particolare, eroi come si dice oggi della resilienza, capaci di fronteggiare gli inferi della terra per estrarre la Gemma e gli inferi del Male per proteggere Biancaneve. Penso al carisma involontario di Cucciolo, alla complessità caratteriale di Brontolo, alla loquela di Dotto, frastagliata da una mente troppo rapida o troppo ingombra.

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