L’occasione di una nuova esecuzione delle sinfonie di Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893), in questi giorni riproposte integralmente al Maggio Musicale Fiorentino con la direzione di Daniele Gatti, offre l’invito a ripercorrere la genesi di queste partiture che – tanto più se proposte al pubblico in modo ravvicinato – appaiono come un frangente unico nella storia della musica, nato dal connubio tra la sensibilità della tradizione russa e le forme della musica europea. Nell’architettura sinfonica Čajkovskij innesta gli accenti delle melodie folcloriche della sua terra, ma l’espressività racchiusa in quei temi viene incorniciata nelle strutture della musica occidentale i cui protagonisti egli ammirò largamente. Può essere interessante accompagnare l’ascolto di queste pagine con la lettura degli scritti dell’autore, raccolti in una selezione curata da Alexandra Orlova (Čajkovskij. Un autoritratto, EDT, 2018, traduzione di Maria Rosaria Boccuni).

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