Quando nel 1963 appare nelle librerie, La mistica della femminilità di Betty Friedan (Castelvecchi, 2012, a cura di Chiara Turozzi) conquista immediati consensi. Lo testimoniano le migliaia di lettere con cui le lettrici ringraziano l’autrice per avere finalmente parlato del «problema senza nome», così da legittimare una certa disperazione del sesso femminile: quell’implacabile domesticità che «stava seppellendo vive milioni di donne».

Attingendo a innumerevoli interviste con casalinghe, psicologi e professori universitari, nonché alla sua esperienza personale, Betty Friedan conclude che milioni di casalinghe americane soffrono in silenzio, vittime di quella mistica della femminilità talmente potente da farle crescere «senza nemmeno rendersi conto di avere desideri e capacità che la mistica stessa nega», perché il più alto valore e dovere per una donna è la realizzazione della propria femminilità. Una donna veramente femminile non ha alcun desiderio di ottenere un’istruzione avanzata o una carriera, di avere una coscienza o un’opinione politica, perché, secondo la mistica, le donne sono predisposte per trovare la loro realizzazione personale nell’essere mogli e madri.

Negli anni Cinquanta, la riproposizione del ruolo domestico della donna rientrava nel tentativo di dare una veste moderna alla necessità di ristabilire quei confini che l’attivismo e la guerra avevano messo in discussione. La “nuova” immagine che la mistica della femminilità proponeva era un sostanziale ritorno allo status quo. Sotto pressione per essere all’altezza dell’ideale femminile, molte donne erano però infelici, insoddisfatte o nevrotiche. 

Nell’ambito della fiction, una scena di Mad Men riassume perfettamente la trappola della femminilità. Alla fine della prima stagione, Birdie, come la chiama il marito Don, vive un crescendo di disperazione domestica: comincia ad avere attacchi di panico, schiaffeggia un’amica al supermercato, e poi un giorno, contrariata da un vicino, spara con un fucile alle sue adorate colombe, con una precisione e una freddezza da tiratore scelto, senza sgualcire la vestaglia rosa, o sbavare il rossetto con la sigaretta accesa tra le labbra. La Storia ci offre una collezione di Betty che con le loro vite reali o fittizie testimoniano il fallimento della mistica della femminilità.

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