La conclusione della prima sessione del Sinodo dei vescovi, come si poteva immaginare, ha suscitato contrapposte reazioni nella stampa e nel mondo “social”. Continuando a ragionare in una logica binaria (come avevo già sottolineato nel mio precedente intervento), i commenti si sono concentrati sui due temi più controversi: la concessione del diaconato alle donne e la possibilità di sposarsi per i presbiteri. In mancanza di pronunciamenti favorevoli in merito a questi due punti, chi aveva sperato nel Sinodo come occasione di una vera e propria rivoluzione della Chiesa è rimasto profondamente deluso. Non va però sottovalutato nemmeno il contraccolpo che la Relazione di sintesi del Sinodo ha invece prodotto nel mondo per così dire “tradizionalista”: a leggere alcuni commenti il Sinodo è stato quasi espressione dell’Anticristo, spingendosi oltre l’ortodossia della Tradizione, da mantenere a tutti i costi immutata.

Entrambe le letture rimangono sulla soglia senza tener conto di una serie di elementi che proveremo qui a mettere in fila con l’intento di restituire la maggiore complessità del Sinodo, a partire dalla scelta di dividere le risposte del documento finale in tre sezioni: “convergenze”, “questioni da affrontare”, “proposte”, segno di un dialogo che, pur intenzionato a procedere nella concordia, ha visto emergere posizioni diverse, sebbene riassorbite nel forte consenso suscitato dalla votazione finale del documento.

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