Come tutti sapete, qualche settimana fa una notizia ha rimbalzato sui social come una palla impazzita scatenando gli opinionisti della domenica: la morte di Sinéad O’Connor. Scomparsa improvvisa, certo, ma da tempo la cantante in pratica comunicava in maniera anche esplicita di essere morta in vita, e così in fondo la consideravano quanti in questi giorni le hanno reso onori conoscendo del suo repertorio un unico brano: quella Nothing Compares 2 U che, nata nel 1985 come brano fallimentare scritto da Prince per i The Family, lei seppe trasformare in classico dei classici. Con uno stratagemma degno del Vasco Rossi di Canzone, la nostra camuffava un’ode alla madre scomparsa per incidente stradale in una romantica ballata d’amore. Le lacrime nel video correlato sono probabilmente vere, perché di Sinéad si è sempre saputo troppo e niente: un personaggio che non era chiaro neanche e tantomeno a se stesso, sul quale aleggiava una nube oscura che in qualche modo era però il motore della sua creatività, e quindi paradossalmente la fonte della luce che la sua ugola emanava.

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