Mettiamo subito in chiaro una cosa: il Vostro Corrispondente non ha nulla contro il selfhelping, anzi lo pratica alacremente e consapevolmente da una vita, grossomodo dall’età della masturbazione. Certo da qui a concepire un libro intitolato Le seghe e la cura dell’anima.

È uscito qualche settimana fa un volume che mette sfacciatamente in gioco l’idea di una letteratura che possiamo autoinfliggerci come farmaco o sentiero medicinale, «microterapia per cuori infranti» e survival kit, un manuale di selfhelp letterario con tanto di avvertenze e modalità d’uso, perché curare le pene d’amore coi libri «si può, ma bisogna saper leggere». E qui il Vostro Corrispondente ha avuto un mezzo attacco d’ansia, perché cosa sia questo «saper leggere» è per lui un impenetrabile arcano più o meno da quando ha imparato a leggere. Il libro lo ha scritto Ester Viola, la cui «penna sulfurea» (ma già «acuminata», terzultimo libro, e «un po’ spietata», penultimo) diventa nella presentazione einaudiana un «balsamo per lenire le ferite».

Il titolo del libro è: Voltare pagina. Dieci libri per sopravvivere all’amore. Ma perché sopravvivere?

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