Le hit estive all’epoca del PNRR

L’estate è sentirsi al sicuro, tornare all’ovile, essere spensierati e fare minchiate. All’interno di queste minchiate rientra, da almeno un secolo a questa parte, ascoltare le hit estive. Quelle canzoni lisce e vaporose che, presi singolarmente davanti al giudizio universale, ci vergogneremmo di conoscere, ma collettivamente siamo ben contenti di molleggiare e canticchiare insieme. Quelle canzoni lì, quest’anno, stanno mancando. In maniera evidente. Sia sul piano internazionale che su quello domestico. La crisi è talmente nera che l’unico candidato al tormentone estivo è stato offerto in extremis da un gruppo sconosciuto, The Kolors. Per il resto è magra disperazione. Da qualche parte si sente ancora Missili di Rocco Hunt che però è troppo vecchia, è già stata cantata in un altro periodo dell’anno, esala poca salsedine.

Sul piano degli scambi transatlantici è straordinariamente venuto meno il carico di reggaeton che verso gennaio solitamente giunge dal Caribe sulle coste canarie e iberiche, poi a Madrid, Barcellona, poi verso primavera penetra in Italia e già si impone per i mesi successivi fino all’autunno. Pitbull, Shakira, Bad Bunny, Farruko, Rosalìa: niente, non v’è traccia. E questo blocco impenetrabile di alta classifica evidentemente motivava i nostri cantanti a darsi da fare. Negli ultimi anni era nata quella tendenza al featuring, alla collaborazione fra artisti cumulativa, esponenziale; cordate di cantanti che si univano ognuno per intonare una strofetta, ma soprattutto per mettere insieme le forze di visibilità su Spotify e pesare di più (teoria ancora non verificata ma che ci piace diffondere proditoriamente). Quest’anno zero, ci siamo messi nudi nelle mani di The Kolors, che con tutto il bene, se il giorno della registrazione li chiamavano per un padel all’ultimo minuto noi quest’estate rimanevamo a piedi, in silenzio, muti.