Questo mondo non mi renderà cattivo di Zerocalcare, sei episodi da trenta minuti l’uno, disponibili dal 9 giugno scorso, ha superato le aspettative di Strappare lungo i bordi di novembre 2021, e nella settimana d’uscita è stata la cosa più vista su Netflix Italia (al momento è ancora nella top ten della piattaforma). È un dato di fatto anche più notevole che il suo pubblico sia autenticamente transgenerazionale: arriva fino agli adolescenti e suscita un tale entusiasmo che, dopo una settimana di ricerche, non ho trovato nemmeno un segno di ricezione tiepida. Perché Questo mondo non mi renderà cattivo è il mezzo miracolo di un prodotto masscult sviluppato davvero bene a tutti i livelli: musiche, scrittura, animazione, promozione, siamo molte leghe davanti agli altri. Le digressioni umoristiche di Zerocalcare sono il suo maggior punto di forza, in un’ottica transmediale per cui gli spezzoni decontestualizzati funzionano perfettamente su YouTube e TikTok. Ma nella dinamica interna della serie servono a riempire (meglio che nelle incertezze e negli stacchi musicali un po’ forzati di Strappare lungo i bordi) i margini di una trama esile: Zero ritrova a Rebibbia Cesare, un amico d’infanzia appena uscito da vent’anni di comunità, ma scopre che si è messo con il gruppo locale di neofascisti che non vogliono ospitare trenta migranti accolti temporaneamente dentro una scuola del quartiere, e lo scontro si fa inevitabile. Ogni episodio si fonda su due-tre snodi principali (incontri, dialoghi, scontri) che stanno dentro la cornice di un grande flashback di Zerocalcare, portato in questura dopo che il corteo contro i neofascisti è finito in rissa.

Zerocalcare racconta esclusivamente la “classe disagiata” dei nati negli anni Ottanta-primi anni Novanta che mi include

Come nella parabola dell’automobilista contromano sulla provinciale, che si lamenta perché le macchine gli vengono tutte addosso, puntare il dito contro l’autore, la produzione, il pubblico per il fatto che Zerocalcare proprio non mi va a genio, sarebbe un errore di prospettiva. Cos’è che, attraverso Questo mondo non mi renderà cattivo, non va in me? Perché non mi sento dalla sua parte anche se tutto mi dovrebbe portare lì?

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