È in corso al MAXXI di Roma Radicalmente, a cura di Gabriele Neri, un’ampia e dettagliata retrospettiva dedicata a Riccardo Dalisi, architetto e designer tra i più influenti del nostro tempo. A un anno dalla scomparsa ci appare ancora più evidente il vuoto lasciato da una figura indipendente e anarchica della cultura del progetto, che sapeva rendere esplicito il senso profondamente sociale del suo lavoro. Senza un’etica condivisa non c’è spazio per la libertà creativa, senza ascolto profondo dell’umanità, della fragilità che attraversa le relazioni con il mondo, non c’è la magia della creazione. 

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© Fulvio Cutolo, 2016
Courtesy Archivio Riccardo Dalisi
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© Fulvio Cutolo, 2016
Courtesy Archivio Riccardo Dalisi

Dagli anni Settanta al 2022, instancabilmente, gioiosamente, Dalisi ha creato un proprio universo libero dai condizionamenti della tecnologia, con azioni capaci di riportare al centro del progetto la cura dell’uomo e del pianeta. Ironia, libertà, sintonia con il margine sono per lui le basi per costruire, dare vita a una personale, poetica postmodernità. Senza filtri, contro l’establishment accademico napoletano, dal 1971 al 1974 ha condotto, con i suoi studenti della facoltà di Architettura della Federico II, laboratori di autocostruzione al Rione Traiano di Napoli. Ha innestato lì, in un complesso di edifici che erano espressione urbana del fallimento modernista, una visione condivisa e dignitosa del progetto come fattore di trasformazione e di riscatto sociale. L’utilizzo di materiali poveri come legno o cartapesta, e il coinvolgimento degli scugnizzi del Traiano, hanno dato vita a una delle pagine più belle dell’architettura come motore di rigenerazione urbana. Nella mostra è dedicato ampio riscontro a questa iniziale, seminale esperienza dell’architetto napoletano. Troni realizzati con legno da cantiere, dondoli, seggiole in cartapesta restituiscono dignità poetica agli spazi di quegli edifici. Attraverso la sperimentazione creativa, Dalisi dà vita a un luogo condiviso, vissuto, che rende possibili e favorisce prospettive diverse. Un luogo in cui si scoprono nuovi modi di vedere la realtà. 

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Riccardo Dalisi, Schizzo della serie “Architettura della decrescita”, 1998, CourtesyArchivio Riccardo Dalisi

Il carteggio con Giancarlo De Carlo, pioniere dell’architettura partecipata, e l’adesione a Global Tools restituiscono la rete di relazioni che, dallo studio/mondo di Calata San Francesco, Dalisi tesse mantenendo viva anche l’elaborazione teorica con saggi come L’Architettura della imprevedibilità (1970), Architettura d’animazione (1975), La caffettiera di Pulcinella (1987), Progettare senza pensare (1998)«L’dea creativa è simile ad una piccola esplosione, quale infinitesimo frammento del big bang originario. In quel magma c’erano in embrione la possibilità dello sguardo, la luce del pensiero e il calore dell’amore» scrive Dalisi in Progettare senza pensare. L’amore che trova nelle strade, nelle tradizioni popolari, nelle persone umili della sua città, Napoli, che non lascerà mai dopo esserci arrivato bambino da Potenza. Un coinvolgimento passionale, umano quello con la città e i suoi artigiani che lavorano materiali poveri come la latta. Nasce così l’esperienza con i lattonai di Rua Catalana. Sculture, lampade, personaggi frutto dell’inarrestabile fantasia di Dalisi invadono la via del centro antico per espandersi poi ai vicoli dei Quartieri spagnoli. Nascono il design ultrapoverissimo e le sperimentazioni sulla caffettiera napoletana che lo porteranno a collaborare con Alessi e a essere premiato con il Compasso d’oro nel 1981. Il progetto diventa uno spazio di apertura radicale, profondamente connesso con la vita che scorre dove il margine, l’escluso trova nuove possibilità. In questo spazio difficile, necessario e vitale, Dalisi crea, si fa animatore di una comunità capace di opporre resistenza, di riprendersi la vita. Partecipazione, animazione, condivisione anche economica del progettare scardinano i fondamenti di una modernità che punta al controllo e alla gestione del disagio e dell’emarginazione sociale. 

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Riccardo Dalisi, schizzo della serie “Architettura Viva”, Courtesy Archivio Riccardo Dalisi

La visione di Dalisi incorpora e abbraccia una dimensione frugale, povera, ed è contraddistinta da produzioni ad alta intensità poetica, come testimoniato in mostra da una pluralità di espressioni che partono dal disegno per arrivare alle sculture, ai modelli in cartoncino colorato di architetture gioiosamente utopiche. Riuso, riciclo, materiali poveri, disponibili senza spreco di lavorazioni elaborate, senza il supporto tecnologico: tutto si fa nell’incessante rapporto tra mente e mano, tutto prende una forma fantasiosa.

Nel 2009 l’architetto napoletano pubblica con Corraini un saggio illuminante, Decrescita. Architettura della nuova innocenza, in cui emergono nuove tensioni, nuovi interessi culturali determinati dallo sconfinamento disciplinare. Entrano in gioco l’ecologia, l’economia, l’antropologia, e tutto ruota attorno alla crisi ecologica dove «il tema dominante del rapporto architettura-natura è un convincimento intenso, è sostanza comunicativa, è sforzo di realtà, di creare realtà, è azione di realtà. Se nella storia è ricorrente questo bisogno, ora si fa più intenso, acquista un valore pressante. È in gioco il destino del mondo, della sua sopravvivenza. E l’architettura non può sottrarsi a tale compito».

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Riccardo Dalisi con un “robot-caffettiero”, anni Ottanta, foto di Ugo Magliacano, Courtesy Archivio fotografico Alessi

Attraverso suggestioni riprese dalla lettura di Serge Latouche, economista e filosofo francese, teorico della decrescita, Dalisi si impegna a dare vita a un premio: Il compasso di latta. Un’iniziativa che si presenta come un invito a sottolineare ancora una volta l’importanza, umanistica e “universale”, del pensare e fare design. Un premio al valore etico che è alla base di ogni agire veramente scientifico e, dunque, sociale e umano. Il Compasso di latta resta emblematico del modo di proiettarsi nella contemporaneità di Riccardo Dalisi, sempre radicalmente, ma con la saggezza e l’ironia di chi sa riscoprire la magia e la capacità poetica di una nuova innocenza. 

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Riccardo Dalisi, Caffettiere animate, foto di Sergio Riccio, Courtesy Archivio Riccardo Dalisi