«Ho visto Lei che bacia lui che bacia lei, che bacia me». È il tormentone estivo Mon Amour di Annalisa. E non ce ne stupiamo, perché la “tresca amorosa” ha sempre sollevato pruderie in Italia, paese famoso per il dire più che per il fare, o per il fare in una maniera compulsiva che sottende una nevrosi cattolica mica da ridere. Ecco perché appena tocchi il tasto del sesso spunta fuori qualcosa di leggerino, una piccola trasgressione alla norma che fa tutti contenti (oseremmo dire “cornuti e felici”, visto il topic), in un comune sentimento “mainstream” di rassicurante eccezione che conferma la regola. 

C’è però da precisare che il testo di Mon Amour non parla manco di sesso ma di “bacetti”: e in un paese dove la gente va avanti a baciarsi pure i termosifoni e a sganciare denaro per una fellatio alla fermata del bus con “professioniste del settore”,  forse nemmeno così trasgressivo è. Ma proprio in virtù di ciò funziona: la censura non si abbatterebbe mai su un pezzo del genere (se mai dovesse prendere una sanzione, sarebbe per l’ utilizzo di parole straniere, non certo per le tematiche “scabrose”). Niente di male, ma la storia della musica italiana sull’argomento ha detto molto, anche se pochi lo sanno, e sicuramente con maggiore spirito ribelle.

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