Il lettore italiano che s’inoltra in Il mondo di sera, un romanzo di Christopher Isherwood uscito nel 1954 e proposto ora da Adelphi, avverte una strana aria di famiglia. Non è il romanzo migliore di Isherwood, forse proprio perché è uno dei più romanzeschi. Questo scrittore appare a suo agio con le strutture agili: quando non si esaurisce in poche rapide sequenze, infatti, il plot denuncia un volontarismo che contraddice il suo sguardo da «macchina fotografica con l’obiettivo aperto, completamente passiva», per dirla con la famosa dichiarazione di Addio a Berlino

Eppure, Il mondo di sera è un libro pieno di grazia. E quando il lettore italiano riconosce quell’aria di famiglia, capisce a un tratto cosa potrebbero diventare gli intrecci di Mario Soldati se la loro pasta sfoglia melodrammatico-intellettualistica fosse “tradotta in inglese”

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