Il museo è secondo la definizione dell’International Committee for Museology «un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano testimonianze materiali dell’umanità e del suo ambiente: le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educativi e diletto». 

Mi chiedo se la funzione del museo sia ancora la stessa, o se oggi non sia necessario ripensare la sua reale funzione. I musei esistono da sempre. Anche se non erano definiti formalmente, nascevano nei templi, nei santuari, nei luoghi sacri e anche nelle case.
Le guerre furono l’occasione per la costituzione, sin dai tempi dei Romani, di collezioni che poi venivano destinate alla visione del pubblico. Nel Medioevo, in Occidente, alcune opere d’arte e reliquie vennero collocate nei palazzi dei nobili, ma anche nelle cattedrali e nelle grandi abbazie – la religione cattolica ha convertito i suoi luoghi di culto in santuari di una cultura visiva, dove l’opera d’arte diventa un medium di diffusione e informazione. La Rivoluzione francese ha trasferito l’arte dai palazzi nobiliari al popolo, trasformando quegli stessi palazzi nei musei come oggi li conosciamo. Ma è nel dopoguerra che i musei hanno preso la loro forma attuale, fino a diventare luoghi in cui l’esporre non è la sola funzione possibile.

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