“Police line. Do not cross”. La striscia segnaletica, come un vero muro difensivo, copre totalmente i visi allineati dei poliziotti armati. Il popolo statunitense, intanto, insorge. 

Non accade spesso di vedere mostre dedicate alle contestazioni civili, soprattutto contemporanee, e questo, quando finalmente capita di visitarne una, fa riflettere. Fa riflettere su argomenti già trattati e noti, su quanto spesso i nostri sguardi vengano tenuti lontani da comportamenti che si potrebbero emulare. Soprattutto, si potrebbe comprenderne la storia e in un modo più approfondito di quanto avviene con le notizie della cronaca quotidiana, un pericolo che non va assolutamente corso. E fa riflettere su quali siano i nomi dei narratori odierni di queste storie, soprattutto in Italia, dove ultimamente l’argomento dell’insurrezione sta occupando un certo spazio tra le notizie quotidiane. Chi racconta lo scontento dei popoli contemporanei, e il nostro? Siamo soliti conoscere e rendere noti i fotoreporter che destinano la propria attività ai conflitti bellici, dedicando loro premi e mostre, mentre molta meno attenzione riserviamo a chi invece si unisce ai cortei nelle piazze. Qui su «Snaporaz», per esempio, abbiamo avuto modo di parlare di e con Paola Agosti, che ha dedicato moltissimi scatti alle manifestazioni femministe romane degli anni Settanta, scatti che l’hanno resa famosa e grazie ai quali possiamo meglio immergerci in quegli eventi.

E oggi, chi canta le gesta degli insorti?

La mostra Insurrezioni. Fotografie di una protesta (a cura di Patrizia Bottallo, Jacopo Buranelli e Lapo Simeoni) negli spazi di Flashback Habitat a Torino, getta un faro sulla lacuna narrativa delle proteste. E lo fa prendendo in esame tre storie e autori differenti: le violente manifestazioni statunitensi, fotografate da Chris Suspect, in occasione delle elezioni di Donald Trump, nel 2017, fino all’assalto di Capitol Hill del 6 gennaio 2021; lo scontro degli abitanti della riserva Sioux-Lakota di Wounded Knee, raccontato nei reportage di Angelo Quattrocchi; la ribellione pacifica detta “degli ombrelli gialli” avvenuta a Hong Kong tra il 2014 e il 2019, tramandata nelle immagini di Enrico Gili. 

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© Chris Suspect

Naturalmente non è, oggi, la mancanza di documentazione a destare maggiore scalpore:

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