Se qualcuno avesse dubbi sul meritato Oscar assegnato a Emma Stone per Povere creature, potrebbe facilmente dissiparli recuperando The Curse, miniserie HBO (in Italia su Paramount+) dove interpreta il personaggio di un’affettatissima, detestabile, infelice e ambiziosa costruttrice di case ecosostenibili, sposata a un uomo con il cazzo piccolo. The Curse è la fusione di almeno due visioni autoriali: quella di Benny Safdie – autore, insieme al fratello Josh, del magnifico Diamanti grezzi (2019) – e quella di Nathan Fielder, astro nascente della cringe comedystatunitense (anche se di origini canadesi). Ma si potrebbero considerare figure autoriali anche Stone stessa, la cui capacità di convogliare un intero universo emotivo con un solo sguardo è indispensabile alla riuscita del tutto, e John Medeski, compositore di una colonna sonora extraterrena con la produzione di Daniel Lopatin/Oneohtrix Point Never, sodale di lunga data di Safdie.

Nella scena iniziale della serie, l’untuoso producer Dougie (interpretato proprio da Safie) interrompe le riprese del reality show che sta girando per spruzzare del mentolo negli occhi di un’anziana signora malata di cancro, colpevole di non essersi mostrata abbastanza commossa di fronte alla notizia del nuovo lavoro che i due conduttori, i coniugi Asher (Fielder) e Whitney (Stone), sono riusciti a procurare al figlio disoccupato. Si potrebbe credere di trovarsi di fronte a una satira del cinismo televisivo ma, come capisce subito chi conosce i precedenti lavori di Fielder, qui l’accusato non è il reality: esso, anzi, è un mezzo attraverso il quale si cerca disperatamente di cogliere un aspetto del reale.  

“Quando sei ossessionato dal creare il realismo, crei qualcosa di falso. Quando sei ossessionato dal ricreare la realtà, crei qualcosa di esilarante”

Fielder ha esplorato il confine tra fattuale e finzionale in The Reharsal (HBO, 2022)

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