Arnold, la docuserie in “tre atti” su Schwarzenegger, è arrivata sul palco di Netflix, ed è la cazzata quieta che più o meno tutti si aspettavano senza sapere di aspettarsi una quieta cazzata.

Arnold è esattamente quello che volevate da Netflix: racconta tutto ciò che già sapete e conferma tutto ciò che non pensavate avesse bisogno di conferme. Per comodità, ho preparato una lista di ciò che invece non racconta. Perché certo, è facile dire che l’uomo Schwarzenegger ha vissuto almeno tre vite differenti, che nella docuserie danno il titolo ai tre episodi: l’Atleta, l’Attore, l’Americano. È ancora più facile riconoscere in Schwarzenegger l’incarnazione del Sogno Americano esteso al Migrante di Successo (in parte, un sogno edipico: lo Straniero sbucato dal Nulla che si presenta in città, possiede la Regina e ottiene il Comando). È infine facilissimo determinare il “messaggio” di un’esistenza professionale tripartita come la sua: segui la tua visione. Fine dello spot motivazionale. E c’era bisogno di una docuserie?

Ecco pertanto le domande a cui l’Arnold di Netflix non risponde.

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