Nel 2014 Rem Koolhaas è il più importante architetto operante sulla scena mondiale. Certamente il grande pubblico conosce di più Frank O. Gehry o Zaha Hadid, ma tra gli addetti ai lavori l’olandese è il più citato, apprezzato, invidiato, ascoltato, letto, emulato. Appare quindi del tutto logico che proprio a lui venga affidata la direzione della 14 Mostra internazionale di Architettura di Venezia.

Koolhaas, con una mossa spiazzante, ne azzera i contenuti. Propone un repertorio di componenti dell’architettura: scale, sanitari, tramezzature, sistemi di riscaldamento e raffreddamento, come se si trattasse di una gigantesca fiera dell’edilizia. Ma la connota in senso snob grazie a un titolo culturalmente impegnato: Fundamentals. Absorbing Modernity. Sono i componenti edilizi montati in modo corretto che determinano il vivere moderno. I progettisti, come i giocatori di scacchi con i loro pezzi, non devono fare altro che partire da questi elementi primari: fundamentals, appunto.

L’atteggiamento manierista di Koolhaas è già ben visibile dalle prime opere che ne determinano la notorietà

L’operazione è vincente. Intanto perché mette fuori gioco gli altri protagonisti della ricerca architettonica, quelli che alla Biennale sono sempre presenti e che non si può non invitare. Non avrebbe senso, infatti, farli esporre accanto a una sequenza di bidet o di lavandini. E così l’unico protagonista della Biennale diventa il Direttore, cosa che non era mai successa in tutta la storia della manifestazione. Un direttore, però, di vasi, di tramezzature e di componenti edilizi, si potrebbe aggiungere. Direi di no, non facciamo Koolhaas così ingenuo.

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